Alex De Nando

Su Albero e foglia, Forum/Quinta Generazione, 1982

 

Le pagine del libro percorrono una strada di incontro fra esseri viventi, parallela all’apertura sincera e spregiudicata dell’autrice. Schiva da formalismi intellettualoidi e alibi simili, non concedendosi troppi spazi eterei e paradisiaci (quanto illusori e falsi), Maria Lenti di presenta come poetessa dell’esistenza, imperversata dal dramma della comunicazione (di cui l’amore è l’aspetto più reale e necessario, e la poesia la sublimazione di una mancanza reale di esso…). Fare una poesia è simile a un rapporto sensuale e viceversa: “pensavo, credimi, poesie insieme a te”.

Se l’incontro con una persona deve essere dettato da chiarezza, spontaneità, evitando arzigogoli machiavellici e sterilizzazioni buro-diplomatiche, così la poesia (oggetto che vuole tautologicamente e al contempo, assurdamente, essere soggetto, rapporto con la propria anima, con gli altri, con l’esterno, con il foglio, con la mano che sfoglia, ecc.) per l’autrice mantiene le stesse caratteristiche. Un’esposizione alla luce e alle sue ombre, alla vibrazione piacevole e alle tensioni nervose: il rischio di un tale indirizzo artistico è che l’operazione di soggettivizzazione della materia creativa, risulti in un ripiegamento intimistico sulle proprie paure, insicurezze, impotenze e paranoie personali, senza offrire alcun respiro e connotazione di sublimazione lirica.

Ma Maria Lenti ha in sé una profonda e lacerata coscienza della realtà, convivente con un istinto femminile di tenerezza e d’amore che non reprime: e ciò significa che l’amore vissuto non è quella gabbia incolore e monotona piccolo-borghese, ma una pianura di emozioni, desideri, attrazioni, dolori, impossibilità, l’amore è la portante di flussi conoscitivi e sessuali, rappresentanti un’esigenza biologica e sociale. In un mondo gestito da una gerarchia autoritaria, che controlla, seleziona e indirizza i bisogni e i consumi delle masse, tali esigenze vengono represse.

La coscienza di ciò porta a combattere l’ideologia della famiglia autoritaria e della coppia-monopolio dell’amore: in lotta contro tali definizioni onservatrici e conservanti, l’essere umano soffre della mancanza di mezzi, strumenti, metodi per amare. In una convulsione di dubbi e contraddizioni, in un rapporto dialettico fra le varie parti di noi stessi, la risposta odierna è l’esistenzialismo.

La quotidianità, l’indefinitezza, la precarietà, vissute non solo come condizioni reali, ma come tunnels necessari da attraversare, sino al raggiungimento vero di uno stadio di soddisfazione liberante (“il ritorno alle pareti / che può essere la mia coscienza, / la scelta di essere / esistendo”).

Così Maria Lenti ci presenta una donna insofferente e addolorata in ricerca di un rapporto vero: e coerentemente non idealizza né assolutezza il discorso lirico. Ritratti dell’oggi, riscontrando capillarità significativa anche nell’umile fenomenologia quotidiana: in linea, con uno sperimentalismo esistenziale, ove il fatto ricopre una propria valenza relativa, in cui il soggetto si rapporta cosciente. Frammenti ed epigrammi (soprattutto nella seconda parte del libro, come a testimoniare un’evoluzione spirituale dell’autrice) delineati tramite una retorica intelligente e fresca: richiami allitteranti, assonanze, conio di nuovi termini, incastri di versi da cui enucleare più significati (sottolineando l’indeterminatezza della Parola, l’insufficienza del linguaggio, del medium di comunicazione).

Non è arte adolescenziale, è creazione necessaria di un momento lirico sofferto ed amato contemporaneamente. Allo stesso tempo rappresenta una contraddizione inevitabile: il bisogno di fissare sulla carta (secondo regole lessicali e grammaticali) certe situazioni mobili e indefinite, che uniscono e dividono gli uomini e le donne.

Ma la freschezza sessuale e sensuale dei brani premia lo sforzo dell’autrice come essere-donna, e il lettore coscienzioso non può non apprezzare il materiale di lettura (di vita!) presentato.

Come un albero con le sue innegabili radici passate ed ‘educate’, come una foglia in un qualsiasi giorno dell’anno, aggrappata all’albero ma stagionalmente distaccata…una donna alla finestra, “dell’oggi…ultimo dono”, in attesa e in ricerca, coi piedi per terra e gli occhi vagolanti in un orizzonte da riconquistare, insieme agli altri…


 

1982