Alex De Nando
Su Albero e foglia, Forum/Quinta Generazione, 1982
PAOLO GAMBACURTA in BresciaOggi 08/07/1983
Le poesie di Maria Lenti: Ipotesi esistenziale
Densità e preziosità di strumenti linguistici per l'analisi di un «
mal d'amore »
Maria Lenti - Albero e foglia (poesie) -presentazione di Gualtiero
De Santi - Forum/Quinta Generazione.
«Albero e foglia», secondo libro di versi di Maria Lenti, racconta
ed analizza l'esperienza di un rapporto d'amore che si sviluppa e si
consuma sul filo dell'accettazione — ora pacata più spesso
tormentosa — del proprio essere, mutilato da uno « sbaglio di
crescita », teso a fuggire nel tutto e nell'attesa « contro il buco
nero di disperazione ». « Scopro, ora, da sola / amarsi che vuol
dire, / che sia stato dopo la fuga / il ritorno alle pareti, /che
può essere la mia coscienza, / la scelta di essere / esistendo ».
L'oggetto d'amore non c'è più, per sua volontà, o forse per un
destino. È ormai anamnesi straziante, fantasma di rimpianto,
nostalgia, rancore. Consapevolezza e riconferma dell'impossibilità,
incapacità di amore. «Avevo, questa volta, larghe le mani. / Mi son
tornate vuote, come sempre». Il ricordo, le sensazioni e, sotto il
tutto ma soprattutto, la ricerca dei motivi dell'abbandono — un
continuo domandare e domandarsi — si intrecciano alla scomposizione
e ricomposizione di sè, delle radici del proprio esistere e
consistere. Il mal d'amore diventa occasione di autoanalisi, punto
di partenza per una nuova ipotesi esistenziale.
« Attendo un amore / che non mi raggiungerà » (Alienazione): l'amore
appariva appena, qua e là, come attesa, nei primo libro della Lenti,
«Un altro tempo» (1972, Rebellato). Attesa di un evento catartico e
liberatorio, attesa appena incrinata dal presentimento che « il male
che mi portò è chiuso in me ». (Il male, forse, di esistere, di chi
cerca una coerenza nell'incoerenza delle cose o viceversa). Lo
stesso presentimento che ritorna, infine, nella metafora dell'albero
e della foglia, cosi intimamente uniti in labile connessione.
Ora che l'amore è arrivato, con l'intensità di un lampo che appare e
scompare, il ricordo si risolve e dissolve in una successione di
immagini dense e preziose, dove gli strumenti linguistici giocano un
gioco raffinato e crudele con lo strazio dell'anima e del corpo che
conservano ancora, vivo, il ricordo di un'esperienza irripetibile.
Significato e significante sono qui legati da un rapporto di vittima
e carnefice, nell'alternanza di abbandoni e riprese, nel tentativo
di recuperare, con i mezzi razionali ed espressivi, una situazione
che vive ancora, e con sofferenza, come lacerazione e sublimazione
dei sensi. Come « smemoramento dei fianchi ».
Il mondo poetico e personale di Maria Lenti esce, da questa
esperienza, sconvolto ma più complesso, affinato da una nuova
sensibilità e consapevolezza aperta a nuove scelte e possibilità
esistenziali.