da: Presentazione di Gualtiero De Santi

 

... Già nelle prime composizioni è facile scorgere come il concatenarsi dei rapporti tonali dentro una coppia di versi, o all'interno stesso di un singolo verso, si costruisca su rispondenze formali: richiami allitteranti, allargamenti o chiusure di suoni, vibrazioni nell'intercapedine tra sonore e sorde. Ma il percorso è anche quello che, causa una avversativa, immette dì colpo alla polarità di luce: mai abbagliante, sempre però trepida e viva. Ciò perché la poesia di Maria Lenti accetta di trovarsi nell'esistenza senza pretendere di fondarla sull'essere, o di identificarvisi.

C'è così un accordo con il quotidiano che non disdegna le notazioni fattuali e neppure evade da una sintomatologia specifica (finanche femminile), ma pure guarda all'evento esistenziale in tutte le sue declinazioni. Per ripetere la metafora del titolo, la coscienza di un qualcosa che tutto raccolga e concentri (l'albero) non esime dal disegnarne le lumescenze: l'ombra, i dettagli, l'intreccio di rami e foglie.

Tutto ciò è fatto possibile da una sospensione che la lingua poetica crea: dal « décalage » tra l'esito finale e l'indeterminazione che lo anticipa. E' appunto l'effetto dell'« enjeu » retorico, che è spazio tra un prima e un dopo: correzione di uno stadio e di una scrittura versati con inquieta profusione e poi acquisto preciso di un'immagine ulteriore …