PIETRO CIVITAREALE, lettera dell’11 dicembre 2004:

<<…ho ricevuto i suoi Versi alfabetici e la ringrazio. Li ho letti come un campionario delle potenzialità espressive della parola, inventariata secondo un ordine “canonico”, ma aperto ad ogni possibilità interpretativa, ad ogni opzione semantica, allusiva o metaforia.
Ma non si tratta di un uso meramente ludico della lingua, o di una volontà di riconoscerle opzioni criptiche, ma di un contesto di segni e segnali, aritmicamente ordinati, attraverso i quali emerge una concezione precisa del poièin, assieme ad una “necessità decongestionante di definire una condizione affliggente della realtà delle cose. Ne scriverò come meritano >>