|
che l'autunno porti parola, sonno, pace
Lucilio Santoni, nelle quattro, raffinate, poesie, limpide metricamente come limpido č l'occhio del fotografo, percorre - rispetto all'idea che si ha, che lui ha, delle stagioni - una strada a metą tra tradizione e rinnovamento. Parte dal noto e lo riconosce, ma sposta il desiderio dell'attesa (o di quel che ci i potrebbe attendere, secondo la vulgata) di quel noto: che primavera dia a chi vive sempre lo scatto; che l'estate sia abbagliante «o forse radiosa di spine»; che l'autunno porti parola, sonno, pace; che l'inverno sia silenzio e nutrimento, o sappia indicare «la via dell'oblio». E' germinato in Lucilie Santoni (o verrą tutto ciņ) óa\\'Infernaccio o dalla Foce di Montemonaco, dal Fosso il Rio, dalla sorgente dell'Ambra, dai Pantani, dal piano dolce e inclinato dopo la nevicata, dal Monte Porche, dal Pizzo del Diavolo, dalla Valle Santa, ecc.? Chissą. Che la natura dia finalmente ascolto ai desideri nostri? (M. Lenti) % |
|
AUTUNNO Forse una nostalgia senza centro č questo autunno infermo al mondo; fa' che mi giunga il celeste dono della parola, del sonno, della pace. (L. Santoni) |
||
|