Presentazione di Maria Lenti

Catalogo Mostra: "Fulvio Paci - ricerca figurativa"

Palazzo Comunale di Acqualagna (PU)

 

Si può perdere tutto o molto del tempo personale, cultura le e storico, come in parte e accaduto e accade in questi anni di cambiamenti di costume e di quotidianità di sottrazioni e di improvvisa  quanto  prosciugante scomparsa  di  certezze, di appigli, di alcune sostanze del vivere

Possiamo arche dire che certo una fine e anche un principio prendendo un pensiero di T. S. Eliot, ma il dubbio su un vissuto che ci ha segnato ed anche una qualche malinconia non possono essere colmati da un possibile inizio.   Che  tuttavia  ci spetta e richiede energie, cultura, desiderio, progettualità con sentimento storico del tempo.  Questa nostra terra è la nostra, è l'unica,  e preservarla "necesse est".  Di più: bisogna lasciarla - più ricca di quanto non sia oggi nella sua essenza, più viva di valori e di "vivencia" -  ai nostri figli, bisogna lavorare per lasciti che siano ancora lasciti a loro volta.

Non so, se ha importanza saperlo, se Fulvio Paci abbia avuto in sè un pensiero o un interrogativo simili nel "ricercare" la sua figuratività, pittorica e incisoria, della quale peraltro molti critici hanno scritto e altri diranno i punti di partenza e di arrivo anche in relazione alla coeva ricerca artistica.

Richiesta di una presentazione, io non posso che fermarmi su quel che, della sua opera, appare più evidente.  A me sembra che essa contenga e condensi alcuni "aspetti" vitali   di nucleo, dell'uomo, attraverso la figura di un uomo e di una donna, di un cavallo, non a caso immersi - negli acrilici - in colori forti caldi e freddi insieme, come si ha in natura e come è frequente in pittori che alla natura guardano e hanno guardato come madre, non solo nel nostro novecento   e - nelle incisioni - in colori più tenui  pastellati o resi morbidi anche con spazi bianchi e il segno di contorno dei corpi, quasi a voler incidere l'essenza stessa di questi "esseri".

Fondale necessario, nelle tele, spesso, Urbino, con i Torricini e il caldo colore dei mattoni, un luogo irriducibile, partenza del proprio dipingere, quasi linea sotterranea,  paesaggio, anche umano, che può aver nutrito di umori diversi e di tristezze Fulvio Paci da giovanissimo, di solitudini e di attese, di sconfitte e di tentativi sempre generosi come accade in quella età; linea e passaggio portati nel vivere successivo, nella sua esperienza lavorativa a Roma e d'insegnamento a Brescia, rinvigoriti e vivificati dal contatto dal confronto con ambienti artistici diversi.  Da questo insieme si e svilupperà la ricerca di un proprio linguaggio, via via "tentato" e definito anche rispetto a referenti suggestivi (Chagall, per esempio), a volte lasciato, talora ripreso con altra tramatura.

Un uomo e una donna, ricchi di vitalità contenuta in una natura amica con I'animale simbolo di forza, di intelligenza, fido e resistente compagno di viaggio nel corso del tempo, strettamente interagenti le tre figure hanno uno sguardo diretto, attento, privo di infingimenti, senza ambiguità.  Stanno a dire e suggeriscono io coscienza della propria condizione nella nudità che e il simbolo di una perdita totale.  Nello stupore di questa condizione sono metafora anche di un inizio e di un "viaggio" che può aprirsi ad altre curve ed altri rumori, sia per la consapevolezza sia per l'innocenza di questa triade.

Tutto ciò che più non si ha, perché morto o distrutto e molto per responsabilità dell'uomo, ha lasciato e fissato il calco, lo smarrimento ed anche la terribilità del vivere oggi (e forse domani). II bagaglio di danni e dolori, con nessun risultato e privo di contentezze, sempre incapace di darci ragione dell'esistenza e avaro di risposte sui suoi perché, è presente in assenza.

Ma Fulvio Paci lavora sulle risorse del genere umano, sul momento di un incominciamento.   E' un momento carico del nostro essere uomini e donne, ossia della nostra responsabilità, del nostro avere il coraggio e la forza di dirci capaci di generare "umanità".  La fermezza delle figure, lo sguardo limpido di una coscienza che sa, soprattutto nelle incisioni ultime dell'artista urbinate, sono un richiamo, un monito, un invito, un caldo avvertimento.