Maurizio Romani, Figurare il Cantico

Urbino – Casa Raffaello 12 aprile – 10 maggio 2006

 

L’Accademia Raffaello propone, in questo inizio di primavera, una mostra di disegni di Maurizio Romani, un artista emiliano già ospite nel 1996 della Bottega “Giovanni Santi”.

Per Maurizio Romani da sempre - si legge nel catalogo a cura di Carlo Fabrizio Carli - <<arte e sacro sono aspetti inscindibili della comunicazione pittorica>>. Nell’occasione il sacro è Il Cantico dei Cantici affrontato - nei contorni delle figure, nei loro trasporti amorosi, nei balzi del corpo sopra la terrestrità - con il rilievo della grafite che segna senza marcare.

Tutta di oggi, ma trasposta su un piano ideale, l’inclinazione, riguardo ai protagonisti, alla sensibilità, al tratto dello sguardo posato, peraltro, su “modelli” quotidiani filtrati e rintracciati nell’immaginario e nella pubblicistica odierna. (E del bagaglio dell’autore: una foto del suo matrimonio e, per alcune figure, una delle sue figlie). Quasi a volere dare al sacro un valore che possa comprendere il “profano” e, viceversa, al profano giornaliero la possibilità di non perdersi nelle strettoie e nella perentorietà.

L’ Amato e l’Amata della tradizione salomonica sono, così, visti e colti nelle vesti e nei portamenti, nelle movenze, dentro un presente dall’essenza ariosa. Nel silenzio che accoglie la sensualità, si incontrano il sogno e il desiderio, le tenerezze e l’affetto, mentre l’erotismo che incontra quel silenzio diviene profondo e interiore e, per ciò stesso, pudico o discreto ma non meno intenso.

Nei tratti di una matita che sottrae peso ai corpi, ai visi riempiendo di grigio il vuoto che li contorna, la vicenda dei due sposi o fratelli o innamorati si avvolge in una liricità che appartiene sia alla versione del Cantico di Cesare Angelini (Einaudi, 1973), sia a quella più recente (Book, 1999) di Agostino Venanzio Reali, sacerdote il primo, francescano il secondo. Due esempi di traduzione e solo del versante religioso, ché la figurazione del Cantico di Maurizio Romani assume la trasparenza di un amore contenuto nel dare e nel ricevere e la trasparenza dello sguardo gettato attraverso la materia per l’oltre che ne esce, come mostrano, anche, le nature morte colorate della seconda parte della esposizione.

Maria Lenti

 

N.B. Le immagini salienti della Mostra del Romani sono visibili in:
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