Recensione di M. Lenti su :

Giovanni Terzanelli, Luminescenze, Prefazione di Gualtiero De Santi,  Campanotto 2006
 

 

Luminescenza,  tra le foglie, tra le nuvole, i pensieri, dentro una somma  di passi, luce filtrata a segnare paesaggi,  incontri: l’immagine esce dalle poesie di Giovanni Terzanelli, dal décalage dei versi, dalla sospensione degli spazi bianchi. L’immagine diventa senso della realtà, un tutto che  scivola dalla sua parte in luce, o una parzialità che aspira a farsi senso con un capo nello spazio-tempo intrigante e, benché rincorso continuamente, muto come sfinge.

Stagioni, luoghi di sosta e di passaggio,  camminamenti tra sé e l’intorno,  fissati e raccolti, modulati in fraseggio. (<<…il fraseggio della voce - che è spia di un respiro musicale peraltro segnalato dal tratto formale delle “fughe” (la parte seconda di Luminescenze, n.d.r.) - contempla l’esattezza della percezione lirica e al tempo stesso l’indeterminatezza del senso, che può essere raggiunto ma può anche rimanere sospeso…>>,  scrive Gualtiero De Santi.)

 Dal vissuto si è sfilato il testo poetico, il quale a sua volta riformula la possibilità di un altro vivere che contenga i passi già fatti e quelli da fare in una luminescenza alternante: così da non indulgere alla nostalgia e nemmeno da sviolinare sul desiderato non possibile.

Nel mezzo la cautela, la domanda (<<Ed io, / perché posso non vivere e non / durare, entro // quest’attimo / di nostalgia adriatica?>>),  la prudenza insita negli interstizi di uno ieri-oggi, io-gli altri, individuo-storia, innervata nel fraseggio che segnala perfino una sorta di impaurimento di fronte alle  profondità di questa cosa complicata che chiamiamo vita-universo con il puntolino uomo che talora si crede centro e che ambisce all’oltre. (<< …ripenso il nostro estinguerci, non ti ho perduta / vita mentre imprimi nei versi // le tue radici, in conscio esule sogno d’acque e/ vento per ricominciare.>>)

Interrogativi fluidificati in una tensione umana tutta soggettiva, di poeta che, (sulla scia di autori - T. S. Eliot, Ungaretti, Mario Luzi, Caproni, ma anche Rilke e Volponi, secondo il prefatore; aggiungerei, pur solo come lettura, il Graves del “tempo” -, sui quali Terzanelli si è formato),  avverte oggi precarietà e sa di improbabili certezze, mentre il “se”, nascosto e taciuto, serpeggia dentro i versi e tra di essi. Come un giovane che debba fondare il suo cammino e come una poesia sempre attuale sembra riproporci.

 

                                                                   Maria Lenti