I  RESTI  DEL  SILENZIO

(Nota di M. Lenti su:  Nel silenzio campale - di Paolo Volponi)

 

pubblicato in :  la collina - Rivista semestrale di letteratua

Anno IX/XI - Numero 19/23 - Luglio 1922/Dicembre 1994

 

Nel silenzio campale  (pag. 25)

eppure talvolta accade che tra

questi muti volti dell'obbedienza

capiti uno che insorga e stra-

volga ogni senso della sua stessa esistenza

e di quella generale, civile, che tra-

passa ogni singola coscienza.

 

dal saggio di M. Lenti:

Nel silenzio campale evidenzia una ricchezza ed una peculiarità non facilmente rintracciabili nella produzione poetica odierna. Quanto alla ricchezza,  in sintesi, si potrebbe parlare di poesia civile, canto di amore su un vuoto che nega il piano della vitalità, su un esistente che sembra negare le ragioni stesse di un esistere politico e, appunto, civile.

In esso le prevaricazioni e le imponenti banalità tentano di fare la Storia a scapito della storia. Volponi si situa, così, in quella linea poetica — sottile, per la verità, essendo prevalsa nei secoli la linea petrarchesca — fatta di indignazione e di progettualità, di lucida constatazione e di disegno appassionato "contro" l'azzeramento e la perdita.

La peculiarità, invece, che è poi a mio parere poiesis per eccellenza, consiste nel fatto che la poesia non declama standosene "rinchiusa"  in versi, lasse, metrica, stanze, parole per così dire versate dal soggetto che scrive, ma si fa nel mentre stesso che versi, lasse, metrica, parole — e quanto altro sul piano scritturale — sono nella pagina da cui escono per formare un altro senso.